I disturbi specifici dell’apprendimento rappresentano una tematica centrale per la popolazione mondiale, che coinvolge più di 8,6 milioni di individui.
La dislessia e gli altri disturbi specifici dell’apprendimento (disgrafia, disortografia e discalculia) emergono a scuola, con la possibilità di diagnosi a partire dalla seconda elementare.
È bene, però, ricordarsi che i DSA non scompaiono alla fine della scuola dell’obbligo o dell’università, le difficoltà continuano ad essere presenti anche nell’età adulta e nel mondo lavorativo.
Questa tematica desta dubbi, preoccupazioni e paure specialmente nei genitori, i quali temono che il loro piccolo non potrà mai trovare una buona collocazione a livello lavorativo.
Da qui, emerge la necessità di riconoscere queste difficoltà non solo nell’ambito scolastico, ma nell’intero arco della vita del soggetto. Purtroppo, molto spesso si tende a dare per scontato che l’individuo adulto sia in grado di leggere e scrivere in maniera automatica, tuttavia, tale condizione non si verifica in un soggetto con diagnosi di dislessia, nemmeno in età adulta.
Riconoscendo l’importanza di tale aspetto, nel 2017 in Italia, è stata attuata una proposta di legge che mira ad estendere le misure descritte nella legge 170 anche all’ambito lavorativo.
In linea con la frase “La diversità è ricchezza”, è bene soffermarsi non solo sui limiti e le difficoltà di soggetti con dislessia, ma sopratutto sui loro punti di forza.
La dislessia, infatti, porta i soggetti a mostrare difficoltà nella lettura e nella scrittura, nella memoria, negli aspetti emotivi e anche nell’orientamento visuo-spaziale. Di conseguenza, questo conduce a ricadute specifiche a livello lavorativo, visibili negli errori ortografici che può commettere il soggetto, nella sua difficoltà a strutturare una relazione scritta, a compilare moduli e ad organizzare le attività. Inoltre, a causa di aspetti emotivi come ansia, paura ed imbarazzo, questi lavoratori mostrano molta fatica nel chiedere aiuto ad altri.
Soffermandoci solo su ciò, però si perde tutta la vasta gamma di abilità, competenze e punti di forza presenti in questi soggetti. Gli individui con dislessia, infatti, hanno un’intelligenza molto spesso, superiore alla norma, hanno un’immaginazione fervida, sono creativi ed in grado di sviluppare facilmente nuove idee e soluzioni. Inoltre, riescono ancora di più ad avere una visione d’insieme, a percepire un’immagine nel suo complesso ed apprendono facilmente dall’esperienza.
Di conseguenza, queste abilità determinano un vantaggio in moltissimi settori come l’arte, la meccanica, l’architettura, l’interpretazioni di immagini ma anche nel management.
Nella storia passata e nell’attuale società, sono numerosissimi i casi di individui con DSA che hanno fatto di questo “limite” il loro punto di forza.
Partendo dal passato, dobbiamo inevitabilmente ricordare personaggi che hanno cambiato le nostre vite come Newton, Einstein nel campo scientifico; Van Gogh e Picasso nell’arte; Mozart, Beethoven e John Lennon nell’ambito musicale.
Alla luce di queste evidenze, la diversità rappresenta un vantaggio immane per il mondo lavorativo, che deve essere tutelato e non limitato. Per fare ciò, si rende opportuno individuare il posto più adeguato che possa garantire al soggetto il massimo sviluppo delle sue capacità.
Autore: Francesca Natoli – Psicologa, specializzata in psicodiagnosi e in psicopatologia dell’apprendimento. Referente centro specializzato “ReTrentatrè”, Rimini Nicole Zavoli – Laureanda in Psicologia presso l’Università di Bologna