Saper scrivere non è innato. Questo esercizio complesso viene acquisito, è frutto di un apprendimento programmato e pianificato, che per alcuni bambini può rappresentare un ostacolo o diventare un vero e proprio incubo.
Per lo psichiatra Ajuriaguerra, studioso della scrittura del bambino e dei disturbi correlati, la “scrittura manuale è un insieme di segni simbolici che rappresenta un mezzo di comunicazione importante all’interno del gruppo. Prima appresa e poi padroneggiata, essa diventa rapidamente una maniera personale di tracciare le lettere”.
Per “bella scrittura” noi, TNPEE ed educatrici del gesto grafico, intendiamo una scrittura che sia efficace, fluida, dalle forme semplici e automatiche, sufficientemente rapida e facilmente leggibile.
La “maldestrezza grafica” invece non è sempre drammatica, soprattutto se viene scoperta e individuata in tempo ma, nei casi più gravi, può intralciare l’apprendimento scolastico del bambino, con ripercussioni sull’aspetto emotivo e sulla sua autostima.
I vantaggi della scrittura manuale rispetto a quella “su tastiera” sono molteplici: scrivere una parola svolge un ruolo importante nella sua identificazione e successiva memorizzazione, aiuta a organizzare/elaborare il pensiero (se l’atto di scrivere avviene in maniera automatica, la mente è più libera e può dedicarsi all’espressione del pensiero, a selezionare ed elaborare le informazioni principali), favorisce l’organizzazione spazio-temporale, la concentrazione e una migliore rappresentazione visuo-grafo-motoria, trasmette una immagine di sé, permette di esprimere emozioni e di comunicarle, migliora la motricità fine e le capacità di lettura. La formazione di ogni lettera esige uno specifico movimento, che a sua volta attiva una particolare area del cervello creando connessioni preziose per le altre funzioni cognitive (lettura, ortografia, memorizzazione ne risultano migliorate). Il gesto grafico favorisce tutti gli apprendimenti, a differenza dell’uso della tastiera, più robotizzata, e permette un miglior riconoscimento dell’orientamento delle lettere.
Cose particolarmente utili per i bambini con difficoltà visuo-spaziali: la differenziazione delle lettere b-d-p-q sarà più facile se associata al gesto che le traccia e la scelta di usare le lettere corsive ne faciliterà ancora di più il riconoscimento e la distinzione.
La scrittura manuale è un’attività motoria fine, complessa e differenziata. Base fondamentale della scrittura è lo sviluppo psicomotorio del bambino, che si fonda sulla maturazione del sistema nervoso ed è strettamente legato all’esercizio. Un ruolo vitale viene svolto da due assi di sviluppo:
– lo sviluppo generale del sistema nervoso, che comprende la maturazione e mielinizzazione della cellula nervosa, e l’attivazione di connessioni neuronali che condizionano il controllo tonico-posturale e le coordinazioni cinetiche;
– lo sviluppo delle attività digitali fini, importanti nella scrittura.
La capacità di possedere una “buona scrittura” dipende non tanto dall’età cronologica del bambino ma dal livello di sviluppo motorio e dal grado di maturità del sistema nervoso. Questo implica che il bambino deve:
– saper conoscere il proprio corpo (possedere una buona strutturazione e organizzazione dello schema corporeo);
– essere lateralizzato;
– sapersi muovere correttamente nello spazio e nel tempo in funzione delle proprie possibilità cognitive e affettive.
Piano percettivo
Per imparare a scrivere nelle migliori condizioni, sono necessarie buone facoltà percettive. In primo luogo le capacità visive: un bambino che ha una scarsa acutezza visiva, disturbi muscolo-visivi, o che manifesta problemi di attenzione visiva, è ostacolato nella raccolta delle informazioni. Anche capacità uditive mediocri impediscono un’efficace raccolta di informazioni orali.
Infine, una sensibilità fine del tatto e una sensibilità propriocettiva (capacità di percepire la posizione relativa dei segmenti corporei, dei loro spostamenti, la regolazione del tono muscolare, la statica e l’equilibrio) sono indispensabili per una adeguata impugnatura dello strumento e per la realizzazione dell’atto grafico.
Piano motorio
Per scrivere, il bambino deve possedere una buona coordinazione e un buon equilibrio statico-dinamico, dunque una motricità fluida e coordinata, essere capace di rimanere immobile, seduto in maniera corretta, con un buon sostegno tonico: i piedi devono essere appoggiati al suolo, la schiena dritta con le spalle basse, entrambe alla stessa altezza, le braccia appoggiate sul tavolo, la testa a una giusta distanza dal foglio. Il braccio che scrive deve scorrere sul foglio, la spalla deve essere capace di sostenere il braccio e di far ruotare il gomito. Il polso deve essere morbido e fluido, deve mantenere la stabilità della mano mentre le dita tengono la matita con forza sufficiente per mantenerla “fissa” e mobile, consentendo così i movimenti di inscrizione.
In funzione della forza muscolare impiegata, il gioco delle articolazioni e dei diversi gruppi muscolari del braccio permette il coordinamento dei movimenti necessari per scrivere: devono poter essere frenati o bloccati a comando per permettere il collegamento tra alcune lettere o gli intervalli tra le parole.
Possono esistere false lateralità, in particolare i mancini contrastati e i falsi mancini (destrimani contrastati, perché spinti dagli insegnanti o per semplice opposizione).
Strutturazione spaziale
È necessario che il corpo sia percepito in rapporto all’ambiente, pertanto bisogna imparare a muoversi con scioltezza ma in modo ordinato in uno spazio strutturato e limitato. Nella scrittura, il foglio costituisce uno spazio di lavoro contrassegnato da righe e margini: a livello percettivo il bambino deve avere un’immagine globale delle lettere per poterle copiare correttamente; deve anche identificare i vari elementi che le compongono, le loro dimensioni, il loro orientamento per non rischiare di confonderle. In fase di produzione il bambino deve memorizzare i tracciati, e dunque basarsi su riferimenti spaziali come la direzione, la traiettoria, la distanza, le proporzioni.
Strutturazione temporale
Il concetto di spazio non può essere scisso da quello di tempo: si parla infatti di organizzazione spazio-temporale. Per fare in modo che la scrittura acquisti un ritmo scorrevole, il bambino deve percepire la realtà del tempo: ciò che precede e ciò che segue nella scrittura fanno parte sia dello spazio che del tempo. Il ritmo della scrittura è dipendente dal ritmo motorio e respiratorio del bambino e deve essere regolato per canalizzare arresti, freni e consentire un’accelerazione efficace alla scrittura.
Per utilizzare tutte le competenze che vengono attivate nella scrittura, il bambino deve anche sviluppare una sufficiente capacità di concentrazione e mantenere costante la propria attenzione sul compito senza interruzione e possedere un adeguato livello intellettivo. Ad esempio, i bambini instabili, inibiti o oppositivi producono grafismi molto diversi l’uno dall’altro.
Pertanto, sulla base di ciò che abbiamo descritto, è fondamentale partire dal movimento (attività corporee, propriocettive, sensoriali parallelamente ad un lavoro diretto a tavolino) come base per la riabilitazione/educazione del gesto scrittorio
Autore: Dott.ssa Francesca Tabellione
Specializzata nella valutazione e trattamento dei disordini dell’età evolutiva, supervisori, formatrici presso enti accreditati e ideatrici di volumi educativi/riabilitativi