Incentivare e sostenere il coinvolgimento paterno nella vita domestica e famigliare ha ripercussioni positive sull’emotività di figli e mamme. Ecco il come e il perché!
Oggi giorno, la presenza di papà sempre più coinvolti nell’organizzazione domestica e nella gestione dei figli e il sempre maggiore coinvolgimento di mamme nel modo del lavoro, ha permesso di attuare una rivoluzione sociale.
Se da una parte si è verificato, non completamente, il superamento di stereotipi di genere, dall’altra si è contribuito a trasformare il contesto psicoeducativo ed emotivo-relazionale all’interno del nucleo familiare.
La figura del padre-padrone può dirsi ormai generalmente superata, fatta eccezione per una minoranza di situazioni svantaggiose. Il padre capo di famiglia, portatore di norme severe e rigidità è stato nel tempo sostituito da un padre più facilmente raggiungibile, in termini sia di contatto fisico sia di contatto emotivo.
La svolta sociale, che questo cambiamento ha rappresentato, è stata oggetto di interesse anche in ambito psicologico: già negli anni ‘60 John Bowlby e Mary Ainsworth, nelle riflessioni racchiuse all’interno della cornice teorica dell’attaccamento, riconoscevano l’importanza fondamentale per il bambino di avere una figura di accudimento principale.
Essi ritenevano infatti che, tendenzialmente, questa funzione fosse svolta dalla madre ma, qualora non fosse stato possibile, ciò che risultava fondamentale per uno sviluppo psicofisico sano del bambino fosse l’unicità di questa figura e quindi il ruolo poteva essere svolto anche dal padre o da altri.
Modelli più recenti si sono poi costruiti su un sistema familiare basato sulla co-genitorialità, cioè sul coinvolgimento di entrambe le figure genitoriali nel processo di crescita del bambino, andando a studiare come le relazioni di attaccamento madre-bambino e padre-bambino interferiscano tra loro, in questo sistema triadico.
Un elemento importante, emerso da alcuni studi sperimentali, è come la relazione d’attaccamento padre-bambino possa essere un predittore di alcuni esiti di sviluppo: ad esempio che la sicurezza della relazione di attaccamento padre-bambino sia connessa a minori problemi comportamentali (Verschueren e Marcoen,1999) e a una migliore qualità delle interazioni tra pari, nonché predittiva di minori sintomi ansiosi nell’infanzia (Bogels e Perotti, 2011).
Inoltre, un adeguato coinvolgimento di entrambe le figure genitoriali, favorisce esiti di sviluppo positivi in quanto, come osservano Grossman et al. (2002), mentre una relazione sicura con il padre, indipendentemente dal genere del bambino, sembra favorire l’esplorazione esterna, l’apertura verso attività ludiche stimolanti e competitive, la madre guiderebbe maggiormente l’esplorazione del mondo interno.
Si capisce quindi che entrambi i genitori rivestano un ruolo fondamentale nella crescita psico-emotiva dei figli e pertanto, il sempre maggiore coinvolgimento dei padri nelle attività domestiche e di cura dei bambini, non può che essere visto positivamente.
Inoltre, il coinvolgimento attivo e paritario dei papà sembra avere un importante ruolo regolatore dello stress parentale.
Ad esempio, in uno studio di Tikotzky et al. (2015), partendo da un campione di 75 coppie sposate con un bambino nato a termine sono stati studiati gli effetti del coinvolgimento del padre nella gestione notturna dei bambini.
Attraverso due registrazioni, a uno e tre mesi di vita del bambino, si è andati a valutare: la qualità del sonno della madre, la qualità del sonno del bambino e il coinvolgimento notturno della madre e del padre.
I risultati hanno evidenziato che il coinvolgimento del padre garantisce una migliore qualità del sonno sia della madre sia del bambino, influenzandone positivamente il benessere psicofisico.
Per concludere possiamo quindi affermare come, sia la mamma sia il papà, siano ugualmente importanti per i propri bambini e un coinvolgimento paritario ed equilibrato di entrambi, pur nel rispetto delle differenti modalità, sia da favorire per una crescita armoniosa del bambino e un maggiore benessere dell’intero nucleo familiare.
Autore: Sonia Stoppa – Terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva